Arriviamo a Salonicco dopo aver passato la notte all'interno dell'aeroporto Orio al Serio di Bergamo. Sembra di essere i protagonisti di un film apocalittico e l'aeroporto trasformato in rifugio per i sopravvissuti. Gente ovunque, distesa sulle panchine (poche) e la maggior parte distesa a terra coperta da plaid, sacchi a pelo e giubbini. Anche noi facciamo la nostra porca figura con gli scatoloni contenenti le bici utilizzati come materassi. Sembriamo quasi degli habituè, con la bottiglietta d'acqua vicino… sai, di notte viene sete... Qualcuno dei nostri russa pure...
Tornando al viaggio, dicevo, arriviamo a Salonicco, piove, ci guardiamo in faccia tutti e pensiamo sia una maledizione. Anche l'anno scorso siamo arrivati con la pioggia. Eppure non si tratta di paesi particolarmente piovosi, eppure... qualcuno qui porta scarogna...
Montiamo le bici dentro l'aeroporto, la polizia e vari personaggi non del tutto identificati ci fanno storie perchè dovevamo montare le bici fuori sul marciapiede. Ogni volta che si avvicina qualcuno diciamo: "ok, five minutes". L'avremo detto almeno 15 volte. Durante il montaggio si sentono le chiavi a brugola o quelle fisse che cadono sul pavimento, il loro tintinnio ci fa sentire come in una enorme officina.
Finalmente tutti pronti, vestiti da ciclisti, consultiamo la cartina e anche il GPS con tutte le tracce caricate. Foto di rito con le spalle alla bandiera della Grecia e si parte.
Già i primi metri ci fanno capire che sarà un viaggio accompagnato da traffico automobilistico. Salonicco è una delle città più grandi della Grecia e uscire dall'aeroporto non è banale. Comunque imbocchiamo la via giusta dopo svariati controlli alla cartina. Entriamo anche in autostrada e la percorriamo per un centinaio di metri fino a trovare il primo svincolo che ci porterà sulla strada statale che dovremo percorrere per un bel tratto.
Pedaliamo sotto la pioggia ma la temperatura non è fredda, l'unica seccatura è dovuta alle ruote che tirano su acqua e ci sporcano le borse ma soprattutto le gambe e i vestiti. Già notiamo intorno a noi che molte strutture industriali sono chiuse da mesi, forse da qualche anno. Le sterpaglie si sono impossessate ormai definitivamente dei piazzali.
Si respira un'aria di abbandono, anche la strada non è bellissima, anzi, asfalto irregolare con buche, rattoppi, erbacce ai lati della strada che invadono parte della carreggiata. Ma siamo in Grecia o in Italia?
La strada è molto trafficata di auto e mezzi pesanti, la situazione non è piacevole perchè ci dobbiamo abituare a condurre la bici con il peso delle borse. Se non sei abituato rischi di cadere.
Pedaliamo e si fa ora di pranzo, ci fermiamo a Vassilika, paesino lungo la strada e ci mangiamo il primo pasto greco: un "Gyros pita" una specie di kebab greco. Facciamo la spesa di acqua e banane e dopo un po’ ci rimettiamo in sella e riprendiamo la statale. Dopo 6-7 km però Paolo fora una gomma, per di più in salita. Tutti vedendolo gridiamo: "uomo a terra, uomo a terra" con tono ironico e intanto tiriamo il fiato.
Ripartiamo, ma decidiamo di allontanarci dalla statale perchè troppo trafficata e pericolosa. Deviamo quindi per la "old road", strada tutta curve e sali-scendi. Almeno non è trafficata e si può viaggiare anche appaiati e scambiare qualche parola. Non c'è traffico ma sono presenti sulle curve una miriade di arnie con api che vanno e vengono. Attraversiamo sciami di api che fanno da muraglia in mezzo la strada. Fortunatamente nessuna puntura. Troviamo anche i primi cani randagi, docili fortunatamente e giocherelloni. La Grecia ne è piena non tutti però sono docili e giocherelloni..
Dopo una lunga discesa raggiungiamo Gerakini, troviamo un bellissimo hotel www.hoteldecauville.com , ci prepariamo per una mega cena e studiamo il percorso del giorno successivo.
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