Colazione incredibile questa mattina. Ci carichiamo di energia, acquistiamo in città una cartina più dettagliata e partiamo. Ci inseriamo sulla superstrada, quella che abbiamo lasciato la sera prima e ci dirigiamo verso Tekirdag. Il vento è contrario e la strada è su e giù, l’entusiasmo non ci manca tanto che Valerio si mette in competizione con un asinello che traina una famigliola sopra un carretto. La sfida è lanciata e il contadino non ci sta a vedere un ciclista superarlo e comincia quindi a sferzare il povero asinello che dopo qualche centinaio di metri desiste e lascia passare Valerio.
Sulla superstrada il suono del clacson sembra uno sport nazionale. Il saliscendi e lo sfrecciare delle auto ci snerva: a Malkara usciamo dalla superstrada dirigendoci verso Sarcoy riconoscendo nella cartina una strada parallela. L’inizio sembra promettente: in discesa, si attraversa un paesello di contadini.
Ogni qualvolta entriamo in un paese o città oltre ad esserci il cartello che indica il nome della località, viene indicato anche il numero di abitanti. Le città più importanti che abbiamo finora attraversato riportavano numeri imponenti, 50.000, 30.000 abitanti. Ora invece ci troviamo davanti cartelli che indicano il numero di abitanti con 3 cifre: 230, 150, 320 abitanti.
Svoltiamo per Balli e poi per Sirtbey riprendendo un saliscendi con pendenze a tratti del 6-7%. Ci sono poche segnaletiche e facciamo fatica a seguire la via che appare difficile. La gente che incontriamo ci saluta e cerca di dare delle difficili indicazioni parlando nella loro lingua. Da un venditore ambulante compriamo un po’ di coca cola chiedendo indicazioni sul percorso facendoci aiutare da una ragazza che mastica un po’ di inglese. Nel frattempo un cane cerca di addentare la mia gamba.
Andiamo verso Semetli. Nella piazza troviamo alcuni anziani rilassati sotto la pergola di una vecchia stazione di servizio in disuso da tempi remoti. Sono molto incuriositi ed interessati a noi, ci offrono acqua e ci fanno capire che per Tekirdag il giro è ancora lungo: lo possiamo accorciare prendendo una “strada-sentiero” in discesa prima, in salita poi: decidiamo di imboccarlo. Si tratta di un vero e proprio sentiero per mountain bike, altro che cicloturismo. Qui rischiamo di spaccare portapacchi e forare gomme se non stiamo attenti. Riusciamo comunque a superare tutti gli ostacoli anche con i chilogrammi delle borse, senza forature o cadute. Sbuchiamo sulla cima di una collina e il sentiero termina su una strada asfaltata in discesa. Finalmente ci riposiamo un po’ e possiamo fare un po’ di strada senza pedalare.
Raggiungiamo così Barbaros dove estenuati facciamo una sosta per bere e mangiare tutto d'un fiato un panino.
Nonostante i già percorsi 92 Km, il “consiglio di guerra” conviene nel definire oggi giornata della “grande tappa” teorizzata alla partenza ma finora mai completata: faremo altri 50 Km affrontando anche il buio fino a Marmaraereglis visto che la strada è prevalentemente in piano e il vento sembra affievolirsi. Partiamo a tutta birra riprendendo il solito saliscendi fino a Tekirdag. Il tramonto è bellissimo; sul mare e sui paesi si fa buio. Insieme, con le luci accese, e con parecchia preoccupazione arriviamo a Marmarasereglis dove ci fermiamo, mangiamo e pernottiamo.
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