Oggi, è un grande giorno. In questa tappa varcheremo il confine Turco e abbandoneremo la Grecia. La mattina partiamo di buon’ora, e affrontiamo i primi km. La strada fortunatamente è in leggera discesa quindi pedaliamo con facilità. Finalmente troviamo alcuni resti della Via Egnatia o Via Ignazia, si tratta di una via romana che metteva in comunicazione il basso Adriatico con Costantinopoli. La strada fu costruita nel 146 a.C. su ordine di Gaio Ignazio, Proconsole di Macedonia, da cui prende il nome.
La strada è segnata molto bene, ci sono frecce e cartelloni sulle piazzole che danno informazioni sul tragitto, sul metodo di costruzione e sulla storia di questa via romana. Momenti per noi belli ed emozionati.
Dopo le foto di rito ci mettiamo di nuovo in sella, la Via Egnatia ci accompagna ancora per diversi km e si interseca con la nuova strada asfaltata. Lungo la discesa però Eros fora. Gli do una mano a cambiare la camera d’aria anteriore ma temo di aver fatto peggio visto che dopo 2 km anche la camera nuova è a terra. Vabbè non tocco più niente, meglio che sistemino gli altri…
Sistemata anche la seconda foratura arriviamo velocemente ad Alexandroupolis, città molto grande con un notevole polo universitario nel centro della città. Tantissime persone sia per strada che sui marciapiede. Facciamo scalpore anche qui, cerchiamo e troviamo un meccanico per sistemare la ruota di Renato che ormai da troppi giorni gira con dei raggi fuori uso. Mentre il meccanico sistema la ruota, noi giriamo un po’ nei dintorni a piedi e facciamo la spesa per i prossimo km.
Purtroppo nel pomeriggio non ci fermiamo mai per pranzare ma semplicemente per consumare la frutta che abbiamo acquistato al supermercato. Fa molto caldo e lo soffriamo tutti, inoltre riprendono i sali scendi. Arriviamo finalmente verso le 16:00 all’imbocco dell’autostrada che conduce alla frontiera. Siamo increduli, prendere l’autostrada con le bici per noi è innaturale ma questo è il percorso che dobbiamo affrontare. Prendiamo così lo svincolo ed entriamo in autostrada. Ci teniamo sulla corsia di emergenza. La strada sembra velluto, nera, perfetta, nessun sobbalzo, nessun avvallamento, pedaliamo lisci come l’olio. La cosa curiosa è che è deserta! Non c’è nessuno, né un’auto che ci precede né che ci raggiunge da dietro. Spettacolo, rompiamo il serpentone ed avanziamo alla rinfusa invadendo l’intera carreggiata.
Arriviamo alla frontiera e superiamo la fila di auto e camion che attendono il loro turno per mostrare i documenti. Ci piazziamo davanti la sbarra e un poliziotto ci invita a passare controllandoci uno ad uno i passaporti o la carta d’identità. Passiamo un secondo controllo, tutto ok, e finalmente siamo in Turchiaaaa!!
Ci fermiamo qualche istante nel parcheggio per immortalare il momento con la bandiera della Turchia che si agita alle nostre spalle.
Senza troppi indugi ripartiamo, gli ultimi 30 km sono caratterizzati dalla strada rettilinea ma con continui sali scendi, quando arriviamo alla sommità di ognuno speriamo sempre che si tratti dell’ultimo, invece riusciamo a vedere sempre i successivi. Alla fine arriviamo a Kesan che si trova sulla cima di una collina. Arriviamo tutti abbastanza stanchi, io stremato, mi gira la testa, mi devo appoggiare a un marciapiede per riprendere fiato e per farmi dare un po’ d’acqua da Paolo, la mia era finita da diversi km. Per fortuna mi riprendo e raggiungo gli altri. Solita contrattazione per il prezzo delle camere al Sapci Prestige Hotel, scarico bagagli, doccia e prima cena turca del nostro viaggio.
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