Niente da scherzare, ci sono
salite con punte del 9 – 10% per belle distanza.
Qui, e siamo al terzo giorno, iniziano le prevedibili scaramucce per stabilire la gerarchia del gruppo.
C’è sempre una retrovia che mantiene alto il motto degli amici che pedalano (l’importante è arrivare), ma in testa al gruppo si inizia ad attaccare.
Tuttavia, in questo giorno anche
piuttosto caldo, verso l’una si decide la sosta sul mare per uno spuntino.
Pasta con le cozze (anche qui
dove non può il cuoco può la fame), innaffiata da boccali traboccanti di birra.
È la dieta del ciclista? Alla prossima!
Arriviamo a Zadar abbastanza
veloci, qualcuno (il capitano) non tiene propriamente in asse la traiettoria
della bici, sicuramente colpa della molta acqua bevuta a pranzo.
A Zadar ci sistemiamo in un
carino, anche se angusto, hotel del centro storico, si cena senza lode e senza
infamia in un locale dentro un giardino con il cuoco che sfornava le pietanze
estraendole da un inquietante cubo di
ferro che sobbolliva e fumava come una locomotiva.
La sera in mezzo ad una festante
folla ci siamo visti il match Croazia – Messico, vinto tre a zero dal Messico.
Delusione sulle facce dei croati,
ma bisogna dire, anche molta consapevolezza dei limiti della loro squadra.
Nel contesto anche la visita alla
città che è bellissima.
Da ricordare che è stata
veneziana dal 1203 (anno della seconda crociata) fino al 1797, caduta della
Repubblica.
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