mercoledì 14 settembre 2011

8° Giorno Marmaraereglis - Istanbul (107 km - 920 m dislivello)

Questa è l'ultima tappa del nostro viaggio, partiamo non senza aver fatto una abbondante colazione che ha mandato sul lastrico il padrone dell'abergo.
Il mare è calmo,  c'è poco vento, meglio così, i giorni di bici si fanno sentire nelle gambe e se le condizioni meteo sono favorevoli per noi è tutto di guadagnato.

Percorriamo un tratto di strada lungo il mare ma poi ci dobbiamo immettere sulla superstrada. C’è un’ampia corsia di emergenza dove possiamo transitare “sicuri”, le auto sfrecciamo veloci alla nostra sinistra. il rumore continuo degli pneumatici e dei motori è fastidiosissimo ma pare non vi sia altra strada. Pedaliamo lungo il mare. Ad un certo punto troviamo una biforcazione ed inizia la statale. Decidiamo di imboccarla consci del fatto però che non ci sarà più la corsia di emergenza a proteggerci. Ci auguriamo comunque che il traffico sia meno intenso. Invece il traffico c'è ed è abbondante tanto quanto in autostrada. Qui è veramente pericoloso, non c'è alcun rispetto per i ciclisti in questo tratto di strada visti quasi come dei bersagli da scuotere. Dopo diversi km usciamo dalla statale ed entriamo nel paese di Silivri, è ora di pranzo e tutti concordiamo per una sosta kebab. 

Mentre mangiamo seduti sotto la veranda del ristorantino rimaniamo folgorati alla vista di due bei meloni al di là dell'incrocio. Sembra stiano aspettando noi. Decidiamo di comprarli e di mangiarceli come dessert sotto le piante del vicino parchetto.  Incontriamo anche due cicloturisti olandesi che si stanno recando anche loro ad Istanbul. Hanno le bici cariche di bagagli, loro il viaggio lo hanno fatto con la tenda e i viveri appresso. Hanno il tipico aspetto di chi per settimane sta mangiando scatolame. Sono magri impiccati, speriamo siano arrivati a destinazione...
Riprendiamo il nostro viaggio ma prima cerchiamo un meccanico di biciclette. Stamattina Paolo si è accorto che le tele del pneumatico posteriore hanno ceduto e la sua gomma ha un preoccupante bozzo. Infatti la sua andatura è quasi comica, ballonzola in continuazione mentre pedala e ogni tanto quando l'andatura aumenta sentiamo il suo grido: "VEEE PIAAANNNNNN!!!!!!!"

Troviamo il meccanico ma ci vuole far pagare il copertone quasi quanto un rene al mercato nero. Con molta cortesia lo sfanculiamo e ce ne andiamo.
Ci rimettiamo in cammino in compagnia per un breve tratto di alcuni bimbi che ci salutano con un originalissimo "ITALIA UNO" (mannaggia anche qua!).
Dopo qualche Km dobbiamo rientrare in statale sempre senza la corsia di emergenza! Ci rituffiamo appena possibile all’interno dei paeselli chiedendo indicazione alla gente ferma agli incroci o alle fermate dell'autobus. Sembra strano ma il turco non è poi così difficile....

Dopo molti km ci accingiamo a vedere e raggiungere la periferia di Istanbul attraverso la statale che  ora è diventata una superstrada (ricordo che Istanbul conta più di 12 milioni di abitanti). Qui è un unico cantiere lungo decine di km ai lati della strada che ora è diventata ultra trafficata. C'è uno smog incredibile, a causa dei cantieri per l'ampliamento delle carreggiate ci sono continui rallentamenti e fermate, restringimenti di carreggiata, transenne, ruspe e caterpillar. Insomma a Istanbul e dintorni sembra ci sia uno sviluppo galoppante. Oltre all'ampliamento della strada ci sono cantieri per la costruzione di centri commerciali, centri direzionali, capannoni per l'industria, uno appresso all'altro.
Noi in mezzo a questo caos non ce la passiamo tanto bene, qui si rischia la morte nel vero senso della parola. A un certo punto ci ritroviamo che la superstrada da 4 o 5 corsie si restringe in 2. Traffico bloccato, autobus di traverso, clacson che suonano con diverse tonalità a seconda che sia una Wolkswagen, una Dacia, una Renault. Sgasate e accelerate degli automobilisti per guadagnare una posizione. A livello manubrio ci sono 43°C dovuti anche alle ventole di raffreddamento dei camion o dei pullman che ci sparano contro delle folate di aria calda e puzzolente.

Sembra di esser in un girone dantesco. In questo marasma procediamo con cautela e a zig zag, poi però decidiamo di stare compatti, 8 bici insieme e vicine occupano lo spazio di due auto o di un furgoncino manteniamo così le distanze con le auto e ci sentiamo più sicuri. Appena però si apre un varco ci trasformiamo in un lungo serpentone e guadagnamo strada sul traffico lento. Quando vediamo che il traffico si ferma ci ricompattiamo. Procediamo così per diversi km, purtroppo Domenico fora e ce ne accorgiamo tardi. Tanto che dobbiamo tornare indietro di mezzo km per soccorrerlo. In questa situazione non possiamo raggiungerlo in bici, così le parcheggiamo poco dopo un cavalcavia e alcuni di noi vanno da lui a piedi. Sistemata la foratura ripartiamo, riusciamo ad uscire dalla superstrada ma il saliscendi continua ed arriviamo a toccare il 14%: dura, durissima.
Dobbiamo rientrare nella superstrada e li ci rimaniamo per altri 15 km nei quali la situazione del traffico non cambia. 
Studiando la cartina decidiamo di svoltare su uno svincolo prendendo la strada che si infila tra il mare e l'aeroporto di Ataturk, finalmente qui le macchine sono un pò meno e ci rilassiamo un pò.
Il nostro viaggio si sta concludendo, abbiamo gli ultimi 15 km da percorrere e lo facciamo sulla pista ciclabile per attraversa un lungo parco affacciato sul mare. Raggiungiamo così la Moschea di Aya Sofya ed alla Moschea Blu (Sultanahmet) dove concludiamo il nostro viaggio. Scattiamo le foto di rito con un’infinità di persone sbalordite che molto affettuosamente ci chiedono del viaggio.
E' l'imbrunire, raggiungiamo l'hotel www.istanbulholidayhotel.com vicinissimo alle moschee. Scarichiamo per l'ultima volta i bagagli e lasciamo le bici nel ripostiglio sotterraneo dell'hotel. 

Scarica qui la traccia di oggi


PER ALTRE FOTO PREMI L'IMMAGINE QUI SOTTO

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